martedì 31 gennaio 2012

Un menù speciale 2

Buonasera!

Nel post sul menù "speciale" avevo quasi dimenticato di dire che oltre alle varie portate anche pane e grissini erano stati preparati a manina dalla sottoscritta.. perchè se mi metto in testa di fare qualcosa lo faccio "bene", al 101%, altrimenti che lo faccio a fare??? :)



Quindi vista la ricorrenza speciale e visto che in fin dei conti tenere le mani in pasta è la cosa che mi rilassa di più non potevo certo andare a compare il pane!

E come fedele compagno non poteva che esserci Gino, ovvero il mio lievito madre.. il procedimento è quello indicato da Adriano per il pane cafone napoletano ho però optato per il lievito madre e ho incrementato la quantità della semola.

Per i grissini invece la ricetta è quella di Paoletta, con farina ai cereali come adattata qui dalla ricetta originale.

Ecco quindi la ricetta del

PANE CAFONE NAPOLETANO (ricetta e procedimento da qui)


Ingredienti:
Pasta di riporto riporto fatta con
100gr farina W 300 (in alternativa una manitoba di tipo commerciale, tagliata con un 30% di farina 0)
70gr acqua
2gr di lievito fresco
2gr di sale.

Facciamo passare di lievitazione 2 volte, ogni volta reimpastiamo leggermente, poi mettiamo in frigo, in un contenitore sigillato, fino al giorno dopo.

In alternativa 120 gr di lievito madre a buona maturazione

Rinfresco:
600gr farina 0 W 250 con buon assorbimento (per la buona riuscita del pane, è importante procurarsi una farina di buona qualità, possibilimente per impiego professionale; in alternativa è possibile utilizzare 525gr di farina 00 w 250 e 75gr di semola rimacinata per panificazione - io ho utilizzato 300 gr di semola e 300 gr di farina 00)420gr acqua non fredda (o meno, a seconda dell’assorbimento della farina)
5gr lievito fresco
13gr sale
un cucchiaino di malto
il riporto, lasciato lievitare (da omettere nel caso di impiego del lievito madre)

Procedimento:

Sciogliamo il lievito ed il malto nell'acqua, aggiungiamo tutta la farina meno un pugno, avviamo lentamente con la foglia, uniamo il sale e successivamente la farina tenuta da parte.
Quando l'impasto si sarà formato, uniamo il riporto, impastiamo a bassa velocità per amalgamare le due masse, successivamente aumentiamo di poco la velocità e lasciamo incordare.

Se si usa il lievito madre questo va spezzettato e sciolto in parte dell'acqua.

Montiamo il gancio ed impastiamo a vel. 2 fino a reincordare la massa ribaltando l’impasto nella ciotola tre o quattro volte. Fermiamo la macchina quando l’impasto pulirà la ciotola, ci vorranno una quindicina di minuti.

Lasciamo riposare per 30’, poi diamo una prima piegatura del tipo 1, allargando molto l'impasto, dovremo stirarlo in un quadrato di 40 e più centimetri di lato, mettiamo la chiusura sotto e copriamo a campana (prima di piegare, possiamo staccarne una piccola parte da utilizzare per una successiva panificazione).

Trascorsi altri 30', ribaltiamo l'impasto e facciamo una seconda piegatura, stavolta allargando quanto è possibile, facendo attenzione a non forzare. Mettiamo la chiusura sotto.

Dopo 15' diamo una prima arrotondata, spostando l’impasto sul tavolo, senza manipolarlo troppo, copriamo a campana.

Lasciamo passare un'oretta, poi diamo la forma definitiva, con la stessa modalità di prima, curando di non far fuoriuscire i gas prodotti dalla fermentazione.

Ribaltiamo la sfera su un panno infarinato, sigilliamo eventualmente la chiusura pizzicandola e copriamo di nuovo a campana.

Mettiamo a lievitare a 28 - 30° per una cinquantina di minuti, deve raddoppiare.

Ribaltiamo su una paletta infarinata, infariniamo anche la pagnotta ed inforniamo su una superficie rovente (refrattario, mattonella o teglia pesante capovolta), con vapore a 250°.

Dopo 8' togliamo l'acqua, riduciamo a 220° e mettiamo il forno in fessura.
Dopo altri 10' riduciamo a 190° e portiamo a cottura, sempre con lo sportello in fessura (ca 20').

Sforniamo, verifichiamo la cottura picchiettandone il fondo (dovrà suonare vuoto) e lasciamo raffreddare in verticale nel forno semiaperto.

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e anche per queste foto il ringraziamento va alla mia amica Alice! :)

venerdì 27 gennaio 2012

Torta ciocco-cocco-meringa

Quella che vi propongo oggi è una mia creazione fatta a partire da alcune ricette di base di Montersino.
Già di mio stravedo per quell’uomo, se poi si mettono di mezzo anche Stefania e Annaluisa  ad organizzare un contest il cui tema sono appunto le ricette del Maestro Luca Montersino, allora io non posso far altro che rispondere all’appello!
Quella di oggi è però solo una ricetta di “riscaldamento”.. i criceti stanno girando da un po’, chissà cosa tireranno fuori.. per ora inizio ad allenarmi con un po’ di pratica! J
La base è una dacquoise al cocco (da..che??) ovvero una meringa morbida con l’aggiunta di frutta secca; rispetto alla meringa francese, che va cotta (anzi fatta seccare) per molte ore ad una bassa temperatura, la dacquoise va cotta per breve tempo a temperature più elevate. Appena tirata fuori dal forno sembrerà croccante ma dopo averla fatta riposare un po’ l’umidità trattenuta all’interno ammorbidirà anche la crosticina esterna dando al palato una sensazione di puro godimento!
Non conoscevo questa preparazione fino a quando non me ne sono imbattuta nei libri di Montersino, e non l’avevo mai assaggiata prima quindi non ho termini di paragone..
Ma quella che è venuta fuori dal forno è stata una delizia!
E per smaltire gli albumi in eccesso è un’ottima e veloce alternativa alla “solita” meringa..
Lo strato cremoso è invece composto da una mousse al cioccolato, “carica” perché prevede anche la presenza di tuorli che vengono però pastorizzati grazie all’aggiunta di uno sciroppo di acqua e zucchero a 121°. Si tratta quindi di una preparazione sicura che conquisterà anche chi è restio a utilizzare le uova crude o non le può mangiare per motivi di salute.
E per finire in bellezza delle belle meringhe semisferiche con una colata di cioccolato fondente fuso e cocco rapè..
Vi ho fatto venire un po’ di acquolina???
Ecco a voi quindi la

TORTA CIOCCO-COCCO-MERINGA


Ingredienti (per un dolce 20x24 cm):
·         Per la base di dacquoise al cocco
90 gr di albume
55 gr di zucchero semolato
15 gr di mandorle pelate
25 gr di zucchero a velo
30 gr di cocco rapè
 
·         Per la mousse al cioccolato
60 gr di zucchero semolato
25 gr di acqua
93 gr di tuorli
150 gr di cioccolato fondente
20 gr di burro
250 gr di panna
 
·         Per la meringa francese

40 gr di albume
80 gr di zucchero semolato

·         Per la finitura
50 gr di cioccolato fondente
Cocco rapè

Procedimento:
Per la dacquoise al cocco. Montare gli albumi con lo zucchero semolato; tritare le mandorle e a parte miscelare la farina di mandorle così ottenuta con il cocco rapè e lo zucchero a velo. Unire quindi agli albumi montati girando delicatamente dal basso verso l'alto. Formare due rettangoli sulle teglie dosando il composto con la sac à poche. Spolverizzare con un pò di cocco. Cuocere in forno a 180°C per 12-15 minuti.
Per la mousse al cioccolato cuocere l'acqua e lo zucchero fino a 121°C, versare poi sui tuorli già schiumati (ecco la pastorizzazione!) e completare la montatura fino a raffreddamento. Unire quindi il cioccolato fuso e ancora caldo, il burro ammorbidito e alleggerite il tutto con la panna montata.
Per la meringa francese: montare gli albumi con metà dello zucchero. Quando saranno montati a neve aggiungere il restante zucchero mescolando dal basso verso l’alto per non far smontare il composto. Con una sac à poche riempire uno stampo per semisfere in silicone e cuocere in forno a 100° per 3 ore.

Composizione del dolce.
In un quadrato d'acciaio porre un rettangolo di dacquoise al cocco, ricoprire poi con uno strato di mousse al cioccolato dosandola con la sac à poche.
Posizionare un altro strato di dacquoise e ricoprire con la restante mousse al cioccolato.
Infine posizionare le semisfere di meringa.
Temperare il cioccolato fondente e decorare la torta con il cioccolato fuso e un po’ di cocco rapè.

domenica 22 gennaio 2012

Un menù speciale

Quando si fa qualcosa con il cuore, mettendoci impegno e anima, questo qualcosa non può che essere speciale..

Ogni ingrediente pensato e studiato per stare in accordo e far risaltare gli altri, e non parlo solo di ingredienti legati alla cucina.. anche l'occasione, la ricorrenza, le persone con cui si condivide quel qualcosa lo rendono così speciale..

Quello che vi propongo oggi è un intero menù con cui ho voluto festeggiare con le mie amiche il mio diploma di cuoca (ottenuto ormai 3 mesi fa e festeggiato con ben due mesi di ritardo!)..

Ci ho pensato per quasi due mesi, cercando di studiare un menù che potesse incontrare i gusti di tutte le commensali, ed è stato un piacere, anzi una soddisfazione vedere poi realizzarsi sotto le mie mani ciò che avevo pensato, atteso e programmato così a lungo.. poter finalmente condividere con delle persone speciali il frutto di mesi di impegno e sacrifici mi ha fatto realizzare davvero che percorso avevo seguito.. solo quando ho potuto cucinare per delle persone a cui voglio bene, pensando a tutto nei minimi dettagli, mi sono sentita davvero una "cuoca".. non quando ho superato gli esami finali, non quando ho ricevuto l'attestato..

Ora capite perchè questo menù è davvero speciale?

Mettetevi comodi che il post sarà lungo e iniziamo con la descrizione del menù.. potete anche barare e guardare solo le foto dei piatti finiti.. ma per quelle dovete ringraziare la mia amica Alice che è stata la fotografa ufficiale del pranzo :) Grazie Ali!

Antipasto
Salmone marinato alla vaniglia con arance, indivia belga e litchi

Primi
Risotto gamberoni e zenzero
-o-
Ravioli alle seppie con julienne di zucchine

Secondo
Filetto di trota in vaso (ricetta qui)

Dessert
Marron glacè (ricetta qui)
-o-
Panettone alle mandorle con gocce di cioccolato (ricetta qui)



SALMONE MARINATO ALLA VANIGLIA CON ARANCE, INDIVIA BELGA E LITCHI (ricetta tratta da La Cucina Italiana di dicembre 2011)



Ingredienti (per 6 persone):

1 kg di filetto di salmone
1 kg di sale grosso
800 gr di zucchero
20 litchi
3 cuori di indivia belga
3 bacelli di vaniglia
2 arance
1 limone
olio evo
sale fino

Procedimento:
Per prima cosa pulire il salmone, togliere le lische e eliminare la parte di filetto vicino alla pancia che è la più grassa.
Mescolare in una ciotola il sale grosso con lo zucchero, le scorze di un'arancia e del limone, un bacello di vaniglia tagliato per il lungo.
Disporre poi questo sale aromatico sul fondo di un contenitore, riporvi sopra il salmone e ricoprirlo con il resto del sale.
Riporre in frigo e far marinare per almeno 12 ore.

Togliere poi il salmone dalla marinatura, sciacquarlo sotto l'acqua corrente e asciugarlo.
Stemperare i semi delle altre 2 bacche di vaniglia in un pò d'olio e spennellare il salmone.
Lasciar marinare in frigo coperto con pellicola per altre 12 ore.

Preparare quindi l'insalata; sbucciare i litchi, snocciolarli e tagliarli a pezzi. Tagliare per il lungo le foglie di invidia a listarelle e lasciarle a bagno in acqua e ghiaccio per 1 ora (per togliere l'amaro), poi mescolarle al litchi. Condire il tutto con il succo di un'arancia, poco olio e poco sale.

Pelare al vivo un'altra arancia, ricavando gli spicchi senza buccia e servirli insieme all'insalata e al salmone tagliato a fettine.



RISOTTO DI GAMBERONI E ZENZERO


Ingredienti: (le dosi indicate sono per un bis di primi, in caso di primo "unico" raddoppiare le dosi)


40 gr di riso a persona
3-4 gamberoni a persona
zenzero
olio
burro
vino bianco
brodo vegetale (ricetta qui)

Procedimento:
Per prima cosa pulire i gamberoni.
Togliere la testa e il carapace, che potrà essere utilizzato per fare la bisque, togliere poi l'intestino aiutandosi a sfilarlo con uno stuzzicadenti e iniziando dalla parte della testa; una volta afferrato si dovrà estrarlo con delicatezza per evitare che si spezzi.
Sciacquarli velocemente sotto l'acqua corrente, poi asciugarli.

Scaldare un pò d'olio in padella e quando è caldo saltare a fuoco vivace per qualche minuto i gamberoni.
Toglierli dalla padella e tenerli da parte.

Nella stessa padella tostare il riso con un pò d'olio (il riso sarà tostato al punto giusto quando posto a contatto con il palmo della mano scotterà).
Sfumare quindi con un goccio di vino, che dovrà evaporare subito (se non evapora vuol dire che ne è stato messo troppo).

Iniziare ad aggiungere il brodo vegetale un mestolo per volta.

Dopo circa 10 minuti aggiungere i gamberoni e una bella spolverata di zenzero.



Portare quindi a cottura. Togliere dal fuoco e mantecare con un goccio d'olio e un pò di burro.

Coprire e servire dopo un paio di minuti (il riposo serve a far amalgamare meglio i sapori).



RAVIOLI ALLE SEPPIE CON JULIENNE DI ZUCCHINE


Ingredienti: (per circa 100 ravioli, 10 porzioni abbondanti):

500 gr di semola rimacinata di grano duro
5 uova
800 gr di seppie
1 spicchio d'aglio
8 zucchine
olio

Procedimento:
Preparare la pasta; fare una fontana con la farina sulla spianatoia, rompere le uova al centro e iniziare a sbatterle con una forchetta. Incorporare poi poco alla volta la farina.
Impastare fino ad ottenere un composto liscio ed omogeneo.
Coprire e far riposare un'ora.

Nel frattempo preparare il ripieno.
Pulire le seppie, privandole dell'osso, della sacca con il nero, gli occhi, il becco e la pelle esterna (per chi non lo avesse mai fatto potrebbe essere utile questo video)


Una volta pulite, tagliarle a pezzettini e saltarle per qualche minuto in una padella dove si è fatto precedentemente inbiondire uno spicchio d'aglio.
Tritarle quindi con il mixer e mettere il composto in un setaccio a maglie strette in modo da far fuoriuscire l'acqua di cottura (che però andrà tenuta da parte per la finitura del piatto).

Tirare la pasta.
Prelevare una parte di composto e stenderla in una striscia.

Piegare quindi la striscia a metà, tenendo sulla spianatoia la parte della striscia con l'estremità più irregolare. Questa operazione serve a capire quale sarà l'effettiva superficie a disposizione per ritagliare i ravioli.

Riaprire la striscia e segnare leggermente sulla parte a contatto con la spianatoia le forme dei ravioli; porre quindi al centro di ogni "impronta" una noce di ripieno.
L'impronta leggera lasciata inizialmente serve solo da guida per porre il ripieno sulla pasta, mentre il ritaglio avverrà successivamente e potrà non coincidere alla perfezione con l'impronta iniziale. Per questo motivo deve essere molto leggera e non deve tagliare la pasta. (nella foto qui sotto si possono vedere le impronte appena percettibili)



Inumidire leggermente la pasta con un pò d'acqua e far aderire la metà della striscia di pasta rimasta libera sulla metà su cui è stato posto il ripieno, assicurandosi di far riuscire l'aria che farebbe rompere o aprire i ravioli in cottura.



Ritagliare quindi i ravioli, cercando di tenere al centro il la parte con il ripieno.


Sigillare quindi i bordi premendo con i rebbi di una forchetta.
I ravioli sono pronti per essere cucinati!


Portare a ebollizione una pentola di acqua calda.

Nel frattempo tagliare le zucchine alla julienne e saltarle in padella a fuoco vivace con un goccio d'olio.

Aggiungere quindi l'acqua di cottura della seppie tenuta da parte e farla concentrare un pò.

Cuocere quindi i ravioli, scolarli e poi passarli in padella con le zucchine.


FILETTI DI TROTA IN VASO (ricetta qui)

la cottura..



una panoramica..


un dettaglio..




e per finire in bellezza..

MARRON GLACE' (ricetta qui)



PANETTONE ALLE MANDORLE CON GOCCE DI CIOCCOLATO (ricetta qui)

lo tagliamo?


ecco l'interno!



Grazie a tutti voi per essere arrivati fino in fondo al post e un grazie alle mie amiche che hanno reso quel pranzo così speciale!


lunedì 16 gennaio 2012

Filetto di trota in vaso

Buonasera!
Dopo un pò di assenza eccomi di nuovo qui a riscrivere sul blog..

Sono stati giorni molto pieni, tra lavoro e tutto il resto e non ho avuto tempo di cucinare nè di venire qui a scrivere di ricette realizzate e non ancora postate..

Ma durante questo we finalmente ho trovato il tempo di rimettermi in cucina..
Nulla di che, ho solo fatto un pò lavorare il mio lievito madre che da qualche settimana veniva preso in considerazione dalla sottoscritta solo il minimo indispensabile per farlo sopravvivere..
Poi, non so se sia una mia impressione o se Gino (così ho battezzato il mio lievito madre!) sia particolarmente sensibile, fatto sta che ha un aspetto più vivo e sano quando lo uso per panificare, se invece mi occupo solo del suo sostentamento lo vedo più spento..
E tutto ciò a parità di frequenza di rinfreschi!
Ok, chiudiamo qui la parentesti lievito madre prima che mi internino....... :)


Tornando a noi, comincio l'anno con una ricettina leggera, semplice e anche veloce.
Un pò detox, giusto per riprendersi dai bagordi natalizi e prepararsi a quelli del Carnevale!
Sono particolarmente legata a questa preparazione (che ho imparato a scuola) perchè è stata quella che mi è toccata in sorte all'esame finale del corso di cucina.
E poi è stato il primo vero piatto di pesce che abbia mai preparato..

Sì lo ammetto, prima del corso non avevo mai pulito del pesce perchè a casa mia è sempre stato off limits per il tipico odorino non proprio piacevole..

Ma.. c'è un ma!
Se il pesce è davvero fresco non puzza e non lascia odore per la cucina!

Studiato a scuola e provato sulla mia pelle e nella mia cucina (dove in un weekend hanno transitato senza lasciare alcun odore sgradevole trote, gamberoni, salmone, seppie per almeno 15 persone.. sì in teoria eravamo il 7 ma sono stata abbondante con gli acquisti! Poi non è certo il massimo della vita sfilettare la trota alle 8 della mattina ma questo indipendentemente dalla sua freschezza!).
Ciò che fa "puzzare" il pesce sono infatti la degradazione delle proteine (molto più delicate di quelle della carne) e l'irrancidimento dei grassi, processi che avvengono in poco tempo; quindi quando il pesce puzza è "vecchio".

Per portarsi a casa del pesce fresco la soluzione è mettersi ad annusare tutto il banco del pesce (cosa sconsigliabile se non volete essere presi per pazzi) oppure in alternativa trovare una pescheria di fiducia (ecco la mia!) e andarci magari alle 7 di mattina, cercando (invano) di confondersi con i ristoratori..

Ecco, io ho fatto proprio così e nonostante me ne sia andata con un pò di kili di pesce non sono proprio riuscita a confondermi con i ristoratori!
Forse perchè non me ne sono uscita con un carrello pieno di casse?
O forse perchè ho guardato stralunata il signore che voleva darmi un salmone intero mentre io ne volevo solo 1 misero kg?

Mah..
Cmq, fate vobis!


Procuratevi delle trote fresche (salmonate se preferite) e mettetevi all'opera con questa preparazione.

Molto particolare anche la cottura, in vaso a bagnomaria, che permette di preservare tutti i nutrienti e perchè no, anche i profumi, che andrebbero dispersi in cottura.
D'effetto la presentazione, non convenzionale..
Io me ne sono proprio innamorata!
Tanto da riproporla sia ad un pranzo con delle mie amiche sia alla cena di S.Stefano (che poi non è stata fatta esattamente il 26, ma la "tradizione" sarebbe così) con degli amici dell'Orso (tra l'altro ringrazio Cristina, la padrona di casa, non solo per aver messo a disposizione casa e cucina ma anche per le foto artistiche dei vasetti che potete ammirare qui sotto! Grazie Cri!).
Vi ho incuriosito abbastanza o avete barato saltando tutta la pappardella qui sopra???
In ogni caso  mi sento molto buona, quindi vi lascio la ricetta dei

FILETTI DI TROTA IN VASO (ricetta originale qui)


Ingredienti (per 10 persone):

5 trote (in alternativa 10 filetti)
600 gr di pomodorini
200 gr di capperi sotto sale
1 testa di aglio
300 gr di olive
timo, menta, origano freschi (ma anche basilico o altre erbe aromatiche)
10 scalogni
olio extra vergine di oliva
10 vasi di vetro a chiusura ermetica


Procedimento:

Lavare i pomodorini e tagliarli a metà o in quarti.
Dissalare i capperi mettendoli a bagno in acqua, cambiandola 5-6 volte.
Denocciolare le olive e tagliarle a metà.
Pelare lo scalogno e tagliarlo in 4 pezzi.
Schiacciare e lasciare l’aglio in camicia.



Eviscerare le trote, facendo un'ìncisione sulla pancia, lavarle poi sotto l'acqua corrente.
Ricavare quindi 2 filetti da ogni pesce.
E qui viene il bello!
Posizionare il pesce orizzontalmente con il dorso verso di voi e la testa del pesce alla vostra sinistra; fare un'incisione tra le testa e il corpo andando in profondità fino a sentire la lisca; tenendo poi ferma la trota facendo perno con l'indice della mano sinistra nelle branchie, seguire la lisca con il coltello impugnato con la mano destra orizzontalmente al piano di lavoro per tutta la lunghezza del pesce.
Ricavare quindi anche il secondo filetto da ogni trota.

Togliere quindi la pelle, eliminando prima le pinne che potrebbero ostacolare lo scivolamento del coltello.
Tenere ferma la pelle da un'estremità puntandola con un coltello sul tagliere o con le mani se preferite (ma così rischiate che vi scivoli dalle mani) e con l'altra mano fa scivolare il coltello tra la polpa e la pelle.

Infine togliere le lische aiutandosi con una pinza da pesce sciacquandola di tanto in tanto in un contenitore con un pò d'acqua per liberarsi dalle lische che si saranno appiccicate (si possono togliere anche con le dita ma è un pò difficile, in mancanza però ci si adatta).

Tagliare ogni filetto in 2 o 3 pezzi, a seconda della grandezza, in modo che i singoli pezzi entrino comodamente nei vasi.

Preparare i vasi aperti.

Porre sul fondo di ogni vaso un goccio di olio e un pizzico di sale.
Adagiare quindi un pezzo di trota, aggiungere pomodorini, capperi, olive, l'aglio (1 spicchio per ogni vaso) e lo scalogno.
Aggiungere un altro pizzico di sale e un goccio d'olio.



Adagiare quindi un secondo pezzo di trota e ancora pomodorini, capperi, olive, scalogno, olio, sale e infine le erbe aromatiche.

Chiudere i vasi e porli in pentole basse, aggiungere poi con un mescolo dell'acqua già in ebollizione e cuocere a fuoco lento per circa 20 minuti oppure infornare a vapore 100° per 15 min.

Note:
Il vaso non deve essere troppo pieno altrimenti la cottura non sarà uniforme e si rischierà di avere il filetto sulla base stracotto quando quello superiore sarà alla cottura ottimale; per non incorrere in questo rischio è anche possibile fare uno strato solo, utilizzando quindi 1 trota ogni 4 vasi.




La cottura a bagnomaria deve avvenire in pentole basse e larghe (molto comodo il rondeau, casseruola bassa tonda), in mancanza si possono utilizzare delle teglie da forno (quelle rettangolari in acciaio per il pasticcio per intenderci, anche se non si chiamerebbero teglie!) e porre quelle sul fornello.

L'acqua non deve essere troppa, deve arrivare circa a metà dell'altezza del vasetto, e deve solo sobbollire; in caso contrario si rischia che il vasetto si rovesci con rimescolamento del contenuto (il gusto non cambia, l'aspetto decisamente sì!).

In alternativa la stessa ricetta può essere realizzata con dei cartocci di carta forno da cuocere poi in forno.


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PS se guardate un pò sotto nel post dedicato al panettone tradizionale ho pubblicato le foto dell'interno scattate da mio cognato.. beh in fondo ci ho messo solo un mese a pubblicarle :)